Ai Confini della realtà | Opere di Yuri Casali



di Monica Baldi

Chi di noi non ricorda quei tendoni colorati, grandi, enormi, che sovrastano la città quando arrivano? Ebbene sì sto proprio parlando dei tendoni del circo, con quella punta alta che la si nota da lontano, ben distinguibile, quegli spicchi di tanti colori diversi e che in realtà sono contenitori di un intero mondo fatto di animali, acrobati, pagliacci, clown. La mia mente mi porta subito a questa immagine, associata ovviamente a ricordi d’infanzia, osservando le opere dell’artista reggiano Yuri Casali. L’arte questo mondo così immenso ed eterogeneo quasi come il mondo circense. Casali si destreggia perfettamente tra tele, tempere, pennelli, spatole o altri materiali per dare vita proprio a quei soggetti che troviamo sotto allo chapiteau. Allegria o tristezza? Mah…questa la grande incognita sotto la maschera dei clown, quei personaggi che obbligatoriamente devono far divertire adulti e bambini. I quadri di Yuri Casali sono un viaggio tra clown variopinti e strumenti musicali. Trombette, violini, chitarre, non ben definiti, a metà tra il vero e il fittizio, tra il reale e l’immaginario. Strumenti un po’ sfuocati, strumenti che quasi si perdono tra i colori forti e decisi della tela, le forme e i contorni si ammorbidiscono, come in una visione dell’arte informale.


Il giallo che si alterna al rosso quei colori tipici del tendone del circo e che infatti Yuri utilizza ripetutamente negli abiti dei suoi clown o nei violini per poi arrivare alla tonalità più scura del blu cobalto. Un’alternanza di colori come un’alternanza di stati d’animo. Ma d’altronde non è questo il clown? Quel personaggio tragico dall’apparenza sorridente! Era questo che diceva nel lontano 1800 Henry de Toulouse Lautrec quando interamente a memoria, senza l’ausilio né di schizzi né di documenti, tracciava quei disegni che rappresentavano le scene circensi dell’epoca. Ebbene sì, il circo infatti è una delle più antiche forme di spettacolo e tantissimi pittori, poeti, letterati e cineasti si sono cimentati con questa grande forma di divertimento. Ognuno a modo suo, ognuno con i propri ricordi e ognuno con il proprio sguardo. E quando parlo di sguardo non posso non citare quel grande occhio dietro alla macchina da presa, l'occhio del Maestro Federico Fellini. E’ lo stesso Fellini a dichiarare “fin dal primo approccio con il circo ho avuto come uno shock: la mia adesione a quel baccano, a quelle musiche assordanti, a quelle inquietanti apparizioni, a quella atmosfera minacciosa è stata totale.”


Forse il circo è così, è un mondo completamente distante da quello reale, distante dal nostro mondo quotidiano, è un mondo disincantato dove anche gli adulti per poche ore tornano bambini. Tutto ciò lo vediamo in quasi tutti i lungometraggi felliniani ma soprattutto in Luci del Varietà o La Strada dove una splendida Giulietta Masina ci introduce nel vario e disincantato mondo degli artisti di strada, e forse tutto questo lo ritroviamo nelle opere di Casali. Sembra quasi che quei colori così forti e mescolati tra di loro stiano ad indicare quel frastuono delle persone che si accalcano per entrare sotto lo chapiteau, quel telone magico dove ad un tratto inizia a diffondersi il rumore assordante degli strumenti. E così lo spettacolo ha inizio in mezzo alle luci, al suono acuto delle trombe, dei ruggiti e delle grida e sotto al ritmico scrosciare degli applausi.
Insomma un alternarsi di musiche e di entrate e uscite di scena dei clown nell'ultimo progetto dell'artista reggiano.










Commenti

  1. Clawn e suoni sotto al chapiteau del circo, trasportati con maestria da Yuri sulle sue tele, dove forza, colore e calore si amalgamano fantasticamente riportandoci gioiosi ricordi di quando eravamo bambini.
    Valerio

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