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Visualizzazione dei post da 2014

Dalla pittura alla fotografia...con soluzione di continuità.

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L'idea del labirinto nelle fotografie del grande artista Cesare Di Liborio. Il labirinto come concetto ritorna spesso nella vita come nell'arte, forse proprio per questo motivo nelle sue fotografie questi due concetti, di arte e vita, si intrecciano perfettamente tra di loro. Un famoso critico , Achille Bonito Oliva, rifacendosi all'arte della Transavanguardia, scriveva " L’arte finalmente ritorna ai suoi motivi interni, alle ragioni costitutive del suo operare, ,al suo luogo per eccellenza, che è il labirinto, inteso come lavoro dentro, come escavo continuo dentro la sostanza della pittura. L’idea dell’arte alla fine degli anni Settanta è quella di ritrovare dentro di sé il piacere e il pericolo di tenere le mani in pasta, rigorosamente nella materia dell’immaginario, fatto di derive…e mai di approdi definitivi.” Quello che è stato scritto per la pittura si può dire di questi scatti...ritornando al labirinto come luogo per eccellenza, inteso appunto come un la

Labyrinthos II | Cesare Di Liborio alla Galleria Zannoni

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Il percorso della vita nei labirinti del fotografo Cesare Di Liborio In occasione della nona edizione di Fotografia Europea, la Galleria Zannoni presenta il fotografo reggiano Cesare Di Liborio. La mostra, curata da Monica Baldi, verrà inaugurata venerdì 2 maggio alle ore 20.00 e resterà aperta fino all’8 giugno.   Ventisei scatti sviluppati in bianco e nero sull’idea del labirinto. Un labirinto in cui grazie alle mappe non ci si perde ma si attraversa. Un labirinto visto come possibile metafora della vita, un passaggio tra il conosciuto e lo sconosciuto. Ed è proprio il passaggio il filo conduttore e la cifra stilistica di tanti progetti dell’artista. I labirinti quindi come metafora della vita. Perché il labirinto? Il labirinto visto come luogo di passaggio o come luogo di paura e ansia. Quel passaggio tra la vita e la morte, quel concetto di eros e thanatos di cui così a lungo si è parlato fin dai tempi antichissimi. Ma in questi labirinti non ci si perde mai,

Tra natura e materia...l'arte di Ivo Mora

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IVO MORA. ARTISTA EN PLEIN AIR TRA NATURA E MATERIA. Ivo Mora, artista parmigiano, classe 1949, diplomato al “Toschi” di Parma. Le prime esposizioni di pittura risalgono agli anni ’70, oggi le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private in tutta Italia e, dopo tanti anni, dal 5 aprile torna ad esporre a Reggio Emilia alla Galleria Zannoni. Contemplare. Osservare. Riflettere. Da qui parte la poetica dell’artista Ivo Mora. Si accosta inizialmente al surrealismo per poi cambiare il senso delle sue opere concentrandosi maggiormente su una lunga osservazione e ricerca del particolare. L’arte è vita per molti artisti e l’arte non può prescindere dalle dinamiche della vita, così è stato anche per Ivo Mora. “Ad un tratto mi sono fermato. – Racconta l’artista – Ho avvertito la necessità di fermarmi a riflettere, guardare, osservare appunto. Insomma contemplare il silenzio.” La vita a volte è troppo frenetica, scorre troppo veloce sotto i nostri occhi e fermarsi

Arles...sulle orme di Van Gogh

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Adoro la Francia. Adoro la Provenza. E proprio quest'estate mi sono recata ad Arles sulle orme di Van Gogh. Lì in questa stupenda piazza, oggi piena, di bar e ristorantini, vi appare il Cafè de la Nuit. Proprio quello che Van Gogh dipinse sotto quel meraviglioso cielo stellato. E se fate qualche chilometro in più si arriva a Saint Remy de Provence dove è conservato questo incantevole monastero che fa da cornice all'ospedale psichiatrico nel quale era ricoverato Van Gogh. Ancora intatta la sua camera dove "alloggiava", oggi è ovviamente una ricostruzione. Quella stanza che divenne famosa grazie ad uno dei suoi dipinti più noti. Ecco un link che oggi mi segnalano che parla proprio de Il Cafè de la Nuit. http://www.stilearte.it/arles-nel-caffe-di-van-gogh-il-tempo-si-e-fermato/

Gaetano Baglieri. L'universo dentro alla ceramica.

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Dal 22 febbraio la Sala delle Colonne del Liceo Artistico "G. Chierici" di Reggio Emilia farà da cornice alla mostra dello scultore e ceramista Gaetano Baglieri.  Dall’Africa alla Sicilia per arrivare a Faenza. Un viaggio continuo quello di Gaetano Baglieri e proprio da questo viaggiare parte la sua poetica, la sua arte. Un punto fermo nella sua vita che lo riempì di un vuoto incolmabile. Da qui Gaetano Baglieri cambia la sua visione di vedere il mondo. E da qui la sua arte futura, lui stesso afferma “la vita non può essere statica ma in continuo divenire, in movimento appunto. In tutte le mie opere non c’è mai staticità.” In Sicilia imparò a conoscere l’arte della ceramica e poi si trasferì nella terra per eccellenza della maiolica, Faenza. In Romagna entrò in contatto con grandi Maestri dell’arte ceramica come Carlo Zauli e Uberto Zannoni, ma da curioso scopritore di nuove arti quale era Baglieri, continuò i suoi viaggi in Danimarca e Finlandia dove perfezionò l’art