Labyrinthos II | Cesare Di Liborio alla Galleria Zannoni
Il percorso della vita nei labirinti del
fotografo Cesare Di Liborio
In occasione
della nona edizione di Fotografia Europea, la Galleria Zannoni presenta il
fotografo reggiano Cesare Di Liborio. La mostra, curata da Monica Baldi, verrà
inaugurata venerdì 2 maggio alle ore 20.00 e resterà aperta fino all’8 giugno.
I labirinti quindi come metafora della vita. Perché il labirinto? Il
labirinto visto come luogo di passaggio o come luogo di paura e ansia. Quel
passaggio tra la vita e la morte, quel concetto di eros e thanatos di cui così
a lungo si è parlato fin dai tempi antichissimi.
Ma in questi labirinti non ci si perde mai, grazie alle mappe vi è sempre
una via d’uscita.
I progetti dei Labirinti sono due e sono strettamente collegati tra loro.
Negli scatti che compongono il primo progetto sembra quasi di perdersi tra i
campi di mais ma alla fine c’è sempre una strada per uscire dopo essere entrati
nel labirinto attraverso le due colonne del primo scatto che ricordano
esattamente “Le Colonne d’Ercole”, progetto realizzato precedentemente. E qui
tra sfocature e riprese nitide, a fuoco, si fa un cammino tra le gioie e i
dolori della vita. Perché l’artista sceglie proprio i campi di mais? E qui una
certa relazione con il cinema, infatti è l’artista stesso che dice “quando nei
film ci sono scene di panico e paura, quando ci sono scene di azione in cui gli
attori devono fuggire, sono scene sempre girate nel mezzo dei campi di grano. E
così ho trovato nei pressi di Spilimbergo questo posto che mi ha subito
affascinato e ho ritenuto adatto per il progetto che avevo in mente.” E poi il
percorso prosegue nel secondo labirinto, “qui - come spiega l’artista – ci
accedi consapevolmente ma lungo il tragitto devi fornirti di mappe quando hai
la sensazione di perderti. Fino alla mappa finale, l’ultima che ti farà capire
cosa ci sarà al di là della vita.” Ma tra mappe e percorsi anche qui si
intravedono viottoli o strade che ti portano sempre ad una via d’uscita. Questo
secondo progetto è stato realizzato in Toscana, nelle vie cave tagliate nella
pietra di tufo risalenti all’epoca etrusca, le cave collegavano diversi
insediamenti e necropoli nell’area tra Sovana, Sorano e Pitigliano.
Fil rouge di quasi tutti i progetti dell’artista è questo concetto di
passaggio o trapasso tra la vita e la morte ma ricorre spesso anche il tema
della natura a partire da “Verde que te quiero verde”, titolo tratto dall’opera
di Garcia Lorca, progetto che narra il passaggio in un bosco immaginario per
passare a “Colonne d’Ercole” dove c’è un segno chiaro del passaggio tra
conosciuto e sconosciuto per arrivare infine ai due progetti collegati dei
Labirinthi.
E proprio su questo tema vorrei concludere con una frase scritta dal
famoso critico francese Jacques Le Goff, recentemente scomparso, che scrisse il
testo critico di “Labirinthos II”, “Il labirinto è l’espressione terrestre
della ricerca di un passaggio che conduce dal noto all’ignoto, attraverso un
errare assalito da paure e da angosce che è l’immagine stessa della vita, che
non sappiamo se andrà a concludersi nella quiete o se si lascerà catturare e
imprigionare dai meandri di spazi tortuosi segnati o meno dai sentieri.”
Il progetto “Labyrinthos II” sarà presentato per la
prima volta in Italia durante Fotografia Europea, è stato esposto nel 2011 ad
Arles durante i Rencontres de la Photographie.
Il link con il video introduttivo alla mostra realizzato dalla curatrice Monica Baldi:
https://www.youtube.com/watch?v=N3QS4oeEa2o
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