Tra Euforie e Abissi - La pittura dell'artista siciliano Bartolomeo Ciampaglia
di Monica Baldi
Didymé, questo è
l’antico nome greco dell’isola di Salina. Ed è da questa piccola
isola delle Eolie che arriva l’artista Bartolomeo Ciampaglia.
Un’occhiata fugace e subito capiamo quanto sia importante per
l’artista la sua isola, la sua terra e tutto ciò che ci gira
intorno. Vulcano, fuoco, mare ecco gli elementi fondamentali
dell’isola di Salina, isola che è formata appunto da sei antichi
vulcani, ed ecco gli elementi principali dei suoi dipinti. Ci
possiamo immaginare l’artista all’interno del suo atelier, che
lui stesso precisa non ha né acqua né luce, una sensazione di
estrema libertà. Fuori l’alternarsi delle stagioni. Ma poco
importa, perché l’artista ogni pomeriggio della sua vita si ritira
nel suo nido dell’arte per esprimere le sue sensazioni e le
emozioni sulla tela. Una tela non comune, ma una tela grezza, una
tela che riesce ad accogliere e assorbire quei colori forti e decisi,
come forse forti e decise sono le sue sensazioni mentre stende i
colori sulla tela. Ma come li stende? Non sicuramente in modo
uniforme. Le sue tele si possono definire come un grande gioco di
colori, ma un cromatismo non lasciato al caso. Fil rouge di tutte le
sue opere è la presenza del nero, un non colore che serve ad
accompagnare tinte forti come il rosso, il verde, il giallo,
l’arancio. Ma la scelta dei colori ,appunto, non è casuale. Il
verde che ci ricorda la natura e i suoi paesaggi, l’arancione che
può essere quell’immensa palla infuocata, cioè il sole che si
alza o si tuffa nel mare, il rosso del fuoco che si abbina
perfettamente al nero che ci ricorda la lava vulcanica ed infine il
blu oltremare, unica tonalità di blu usata dall’artista, che ci fa
immaginare subito l’enorme distesa di mare che circonda l’isola.
Il mare, quella distesa d’acqua così ambigua nel suo splendore,
quella distesa che ci dona leggerezza e serenità quando è calmo ma
che ci può portare all’inquietudine quando si alzano le onde e il
mare si fa “grosso”. Ma d’altronde questa ambiguità non è
tipica anche dell’animo umano? Infatti è l’artista stesso a
dirci
“
Per me dentro ognuno
di noi vi è una doppia anima, un angelo e un demone, ecco perché i
miei quadri ad un certo punto sembrano tagliati a metà.” In
effetti osservando le sue opere notiamo questa spaccatura, dettata
solo dal colore o da qualche forma diversa. Ecco il punto di rottura
tra il bene e il male. Tele dense di colori, forse potremmo dire
spruzzi di colore che ci riportano all’Espressionismo astratto di
Jackon Pollock, dove per un attimo il pennello viene dimenticato e il
colore molto liberamente viene spruzzato sulla tela. Ma non solo,
forse per il suo cromatismo e il sapiente uso del colore e tornando
anche al concetto di stato d’animo queste opere ci fanno ricordare
anche il lavoro di Mark Rothko che si concentrò sulle emozioni.
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