Terra Latte - Le ceramiche di Giovanni Cimatti



Dalla tradizione della ceramica faentina a quella orientale e ritorno. Questa la poetica dell’arte di Giovanni Cimatti. Credo si possa affermare che la parola chiave che contraddistingue la sua arte sia sperimentare. Partendo dall’arte della ceramica più classica e tradizionale, Cimatti riesce continuamente a modellare, plasmare, inventare nuove tecniche e nuove forme della materia. Ebbene sì, come dice lui stesso “ La ceramica in fondo è la materia più antica tra tutte, è la materia che esisteva già alle origini dell’umanità, soprattutto alle radici del linguaggio.” Forse un po’ dimenticata nel corso degli anni, in realtà la ceramica permette di creare una varietà incredibile di oggetti di uso comune fino alla realizzazione di vere e proprie sculture e opere d’arte. E’ lo stesso artista che dice la terra richiede tempo e pazienza, ma il tempo non è alla base anche della filosofia zen giapponese? Ed è da qui che tutto inizia. E’ da qui che hanno origini e fondamento le arti e la cultura orientali, dalla poesia alla pittura al teatro fino all’arte culinaria e alla cerimonia del thè.


Un momento di pausa, contemplazione, meditazione sono alla base del rito del thè, le persone siedono in cerchio e sorseggiano la bevanda dentro a ciotole in ceramica raku, ma il tempo dilatato lo richiede anche la terra e la ceramica. E così la cultura giapponese va ad influenzare anche l’arte di Cimatti, quella sua arte che si distacca dalle forme così primitive del raku, le sue forme diventano morbide, armoniose e soprattutto di un colore bianco latte, perché stiamo parlando del nuovo sistema di foggiatura che è il paper clay o porcellana al cartoccio come ama definirla lo stesso Cimatti. Il paper clay nasce a Londra verso la metà degli anni ’90, ma Cimatti ritorna in Giappone ed è qui che lo vede e lo scopre per la prima volta “vedo degli origami realizzati con la carta di porcellana – racconta l’artista – e subito mi diverte il pensiero del gioco, di poter giocare con tanti pezzetti secchi di argilla e dare così nuova forma alle mie opere.” E infatti Cimatti inizia a giocare con la terra e con il fuoco dando inizio ad una grande rivoluzione, quasi come nel concetto ludico fanciullesco, riesce a “incollare” questi pezzetti creando così un involucro che vuole però essere un’opera d’arte. Lucide o opache poco importa ma ciò che è essenziale nella sua produzione è il colore: tutto rigorosamente bianco, un bianco latte. Un viaggio quindi alle origini dell’umanità, dalla ceramica che già esisteva alle origini della civiltà fino all’origine e all’evoluzione dell’uomo visto attraverso il latte, il suo primo alimento. Il latte è materia vitale così come materia vitale è la ceramica. E da qui il titolo della mostra “La terra latte”, due elementi originari, due elementi che si uniscono, si intrecciano nelle opere di Giovanni Cimatti. La terra, la ceramica, il bianco, il latte.  






Il rimando alla filosofia orientale è anche nell’essenzialità delle forme, linee morbide e sinuose che danno vita a pannelli di piccole dimensioni. Come li definisce l’artista “il mio pannello è un action painting.” Non dobbiamo pensare alla solita spruzzata di colore alla Pollock, in quanto anche i pannelli sono assolutamente bianchi, ma action painting inteso come l’artista li concepisce e li crea. Pensieri, idee. Giorni, mesi, anni forse questo è il periodo che l’artista impiega per avere l’idea dell’opera ma bastano cinque minuti per metterla in pratica. Infatti come direbbe l’artista, concludo così “Tante volte per fare un’opera ci ho messo sessant’anni e cinque minuti!”. Sessant’anni di idee e continua ricerca ma a volte cinque minuti per avere l’opera finita.
 

In mostra alla Galleria Zannoni di Reggio Emilia dal 24 ottobre al 15 novembre 2015

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