Carlo Mezzi - Les Jardins de Provence



di Monica Baldi


Parigi, seconda metà dell’800 è qui che nasce il movimento impressionista. Monet, Manet, Degas, Renoir, questi i principali artisti francesi che aderirono a questo movimento innovativo che non comprendeva solo la pittura ma che si estese fino alla letteratura con Emile Zola o al cinema con le pellicole di Jean Renoir. Ebbene sì osservando le tele dell’artista Carlo Mezzi sembra un po’ di trovarsi oggi al Musee D’Orsay dove sono conservati questi grandi capolavori ottocenteschi.
Ninfee, salici piangenti, laghetti e giardini fioriti erano i temi prediletti dagli impressionisti e Mezzi li fa rivivere sulla tela ma con un’idea più contemporanea. Pennellate rapide e decise, i colori ad olio che si uniscono e creano strati di colore quasi materici. Ed è proprio questa grande matericità, il colore che esce dalla tela che rende questi suoi paesaggi quasi informali. Al primo colpo d’occhio a volte non si distingue in modo netto e preciso il paesaggio, ci vuole contemplazione, pazienza e anche un pizzico di fantasia per capire ed entrare pienamente nell’opera. Dal viola al rosa, dalle mille sfumature di verde della natura a qualche tono più scuro che caratterizza le ombre, queste sono le tonalità dominanti dei dipinti di Mezzi, rigorosamente realizzati en plein air e successivamente terminati in atelier.
 


Ma questo era anche il metodo usato da Monet e compagni, il dipingere all’aria aperta grazie all’invenzione dei tubetti di colore che si potevano portare con sé è stata una grande rivoluzione tanto quanto la scoperta alla fine dell’800 della macchina fotografica, che permetteva di immortalare quell’attimo, quello scorcio, quella luce o quell’ombra e poi poter terminare l’opera in atelier.
Così nei dipinti di Mezzi si respira pienamente questa rivoluzione artistica, soprattutto un maggiore interesse rivolto al colore piuttosto che al disegno. Il colore è il protagonista assoluto, nessuno spazio deve essere lasciato bianco, i colori si accostano perfettamente l’uno all’altro creando dei climax cromatici, dal chiaro allo scuro. Ma non dobbiamo mai dimenticare anche l’importanza dei toni chiaroscurali delle luci e delle ombre rese ancora più veritiere dal fatto di dipingere en plein air. La natura, i giardini sono i protagonisti dei dipinti ma talvolta sono anche popolati da qualche piccola presenza umana, una ragazza su una panchina intenta a leggere un libro pervasa dal silenzio circostante o una coppia che cammina nella dolce quiete del giardino che ci ricorda quella coppia in primo piano nel quadro “Una domenica pomeriggio sull’Isola della Grande Jatte” di Seurat.
 


Tanti gli echi quindi della pittura ottocentesca nelle opere di Mezzi fino ad arrivare alle marine, anche qui la tecnica rimane la medesima, la natura continua ad essere protagonista ma cambia il soggetto. Adesso ci troviamo davanti a scogliere, a rocce dove il mare si infrange con violenza. Forse quelle scogliere della Normandia raffigurate anche da alcuni pittori impressionisti. Gli elementi naturali, il mare e lo scoglio si incontrano o si scontrano per creare lo spettacolo naturale delle onde. La forza della natura si mescola alla forza del colore, che qui diventa più intenso e più acceso per creare quel rumore e quel suono gradevole ma di forte impatto delle onde sulla scogliera.
Concluderei quindi con una frase di Emile Zola “Se la formulassi, la mia definizione di un'opera d'arte sarebbe: Un'opera d'arte è un angolo della creazione visto attraverso un temperamento.”
 
 

In mostra alla Galleria Zannoni dal 24 ottobre al 15 novembre 2015
Mostra a cura di Monica Baldi

 

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