Rimini Rimini - Fotografie di Monica Baldi
di Monica Baldi
Rimini, Riccione. La Riviera Adriatica così tanto protagonista di film del passato. Come non ricordarsi il film degli anni ’80 “Rimini Rimini” o “Abbronzatissimi” degli anni ’90 quando si consumano storie d’amore tra le cabine degli stabilimenti delle spiagge romagnole. Ed è proprio qui tra cabine colorate e vecchie insegne che ho scattato le mie fotografie. Luci e ombre, contrasti chiaroscurali, sembra quasi che il cielo si rifletta sui muri o che le onde del mare arrivino fino alle cabine. E’ primavera, il sole è ancora tiepido, i giochi non ancora affollati dai bambini, le panchine sul porto sono ancora vuote alla ricerca di qualche coppia di innamorati o qualche pescatore. La luce è tenue, i raggi del sole non cadono violenti e in cielo solo qualche nube. Ma la nitidezza ad un tratto lascia lo spazio alla sfocatura. I confini non sono più così ben definiti. I nostri occhi devono cercare di capire cosa si nasconde al di là di una palma o di un fiore colorato. Ecco che dobbiamo iniziare ad immaginare.
Cosa c’è oltre? D’altronde il mare è immaginazione, è fantasia. Questa immensa massa d’acqua che si apre davanti ai nostri occhi può nascondere un mondo. Ma non necessariamente ci dobbiamo sforzare di capire. Dalla realtà passiamo al sogno per poi tornarci a svegliare. Un sogno, una pausa, una fuga dalla realtà. Questo è il mare, questa è fondamentalmente la vacanza. La vera vita è quella del sogno. Sogno e realtà si rincorrono, si sovrappongono, si confondono. Quella visione onirica felliniana. Ebbene sì il grande Maestro Fellini era convinto che “esistessero due vite, una con gli occhi aperti e una con gli occhi chiusi, la seconda è la vita dei sogni, cioè quegli spettacoli che si ripetevano tutte le notti.” E queste fotografie potrebbero rappresentare quella sua spiaggia di Rimini, quei luoghi tra sogno e realtà che descrive in “I Vitelloni” o in “Amarcord”. Uno sguardo, uno scatto. Un solo scatto. Piccoli particolari, talvolta anche insignificanti come una finestra o le docce della spiaggia possono invece diventare grandi protagonisti di una fotografia.
Quei particolari
che non tutti sanno cogliere, forse solo chi come me non sono nata in quei
posti ma li ho vissuti da sempre. Guardi e riguardi i dettagli, passi e ripassi
sempre in uno stesso posto e magari per anni non trovi l’ispirazione. Poi in un
momento, in un attimo proprio quel dettaglio attira diversamente la tua
attenzione e da lì nasce la fotografia. Fotografie che in un attimo possono
diventare dei piccoli dipinti grazie all’effetto straordinario che crea il
supporto della carta cotone.
Fil rouge di
tutti gli scatti è indubbiamente la presenza simbolica delle cabine, viste
quasi come un rifugio, un luogo chiuso in mezzo alla vastità del mare, per
passare al dolce ricordo dell’infanzia con i giochi poi lo sguardo si sposta
all’insù per guardare quella vecchia barca che non potrà mai salpare perché
deve fungere come insegna poi ci si addormenta, le visioni diventano meno
nitide, si inizia forse a sognare. Un elemento simbolico, il piccolo pattino,
il sogno di addentrarsi nel mare e iniziare a pedalare, perdersi, fino ad
arrivare alla linea dell’orizzonte, quel confine che non è mai troppo netto tra
il mare e il cielo, per poi ritrovarsi, rientrare e guardare da terra
l’orizzonte, seduti su una semplice panchina.
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