Le Platinotipie di Luigi Menozzi


                                          "Rio Tassaro"


di Alessandra Petilli


Nella splendida cornice della Galleria d’Arte Zannoni, che si affaccia sul cavedio di un antico palazzo del centro storico in via Guido da Castello, mi ricevono la fondatrice Monica Baldi, nipote dell’artista ceramista Uberto Zannoni, alla cui opera la galleria è dedicata, e Luigi Menozzi, artigiano fotografo che esporrà qui, in occasione di Fotografia Europea, una selezione di stampe il cui titolo richiama la tecnica con cui sono state elaborate: Platinotipie.
Menozzi, reggiano doc classe 1957, inizia a fotografare nel 1977, prediligendo il bianco e nero e stampando da se’ le proprie immagini, cominciando un percorso sul paesaggio che diverrà col tempo monotematico, legato all’Appennino reggiano, e culminerà nel 1999 dopo dieci anni di ricerca, nella pubblicazione del libro In attesa dell’incanto. Nel suo percorso creativo l’artista ha sempre utilizzato la pellicola, ritenendo anche indispensabile sviluppare e stampare personalmente le proprie fotografie. Ha esposto in numerose personali e collettive in Italia e all’estero

Luigi, come si è evoluta la sua fotografia negli anni?
Nella mia ricerca sul paesaggio appenninico ho trovato un fondamentale riferimento nel lavoro dei fotografi americani Adams e Weston. Proprio la visita a una mostra di Ansel Adams ha fatto scoccare la scintilla: da qui è iniziato il progetto che mi lega al paesaggio e alla natura dell’Appennino reggiano. Ho cominciato così in bianco e nero a elaborare fotografie di paesaggi a larghe vedute, mettendo tutto a fuoco e cercando di arrivare a una stampa finale che fosse perfettamente conforme a quello che posso chiamare il momento dell’incanto.
All’aumentare del formato del negativo (dal 6x6 al 10x12, fino al 20x25), cambia anche l’approccio al paesaggio e la mia ricerca diviene più minimalista, mi concentro su particolari della natura apparentemente insignificanti per cercare di mettere in evidenza quello che sfugge alla nostra superficialità visiva. Oggi fotografo in maniera ancora più lenta e meditata, sempre previsualizzando quello che sarà il risultato finale.

                                          "Fiume Enza"

Quali sono le tecniche di stampa che predilige?
Per cercare di produrre immagini che avessero una forte componente di artigianalità, quasi dei pezzi unici, si è anche evoluto il mio modo di stampare, passando dalla carta baritata a quella naturale, per incisioni o per acquerello, personalmente preparata con gelatina ed emulsione fotografica al cloro-bromuro d’argento e successivamente virata al selenio.                       
Nel 2009 dopo essere entrato a far parte del gruppo Rodolfo Namias che si occupa dello studio e della riscoperta delle antiche tecniche fotografiche, ho scelto per i miei ultimi lavori la stampa a contatto su carta sensibilizzata al platino/palladio, un punto d’arrivo nella fotografia analogica e chimica. In un mondo che corre veloce, stampare al platino/palladio significa andare contro corrente, richiede applicazione, dedizione, manualità, ma nei risultati non ha paragoni.

Lei ha già esposto a Fotografia Europea nel 2009 nel circuito principale. Quali le differenze rispetto alla mostra Platinotipie che presenterà qui alla galleria Zannoni?
La prima esposizione che ho presentato a Fotografia Europea, Divino naturale insomma eterno era legata al tema dell’eternità, in senso mistico e religioso e metteva in evidenza il rapporto tra natura e divinità, entrambe manifestazioni dell’eterno. Le immagini erano di piccole dimensioni anche per sottolineare l’aspetto intimo, personale di un percorso che mirava a rintracciare il divino nel paesaggio naturale, mettendolo in connessione con l’impronta umana.  Platinotipie si lega invece al tema di quest’anno, Effetto Terra. Le fotografie in mostra sono una selezione del lavoro più recente, nel quale assumono grande importanza i particolari, la materia, gli effetti della luce e dell’ombra e le forme che ne derivano.
Diventano parte essenziale dell’immagine la texture e le piccole imperfezioni della carta, il suo spessore, la sensazione di presenza fisica e tattile, l’irregolarità dei bordi e la dimensione della stampa a contatto.
Le fotografie saranno presentate suddivise per tipologia di soggetto, in piccole serie omogenee.

                                          "Fiume Enza"

Progetti futuri?
Come già sottolineato, io non mi ritengo un artista ma un artigiano fotografo. Lavoro da sempre sul soggetto che più mi dà piacere, non ho committenti e non mi sono mai imposto di creare immagini ad hoc pur di fare delle esposizioni. Per quanto riguarda Fotografia Europea, ad esempio, ho partecipato soltanto quando il tema toccava direttamente ciò che in quel momento stavo sviluppando nel mio progetto personale. Non ho quindi altri progetti se non quello di continuare questo percorso che ho cominciato tanti anni fa e che si rinnova continuamente.                        
Ho accettato l’invito di Monica poiché ritengo questa una galleria prestigiosa e centrale, un luogo di nicchia della cultura reggiana che potrà sicuramente valorizzare al meglio il messaggio che questa mostra vuole presentare.   

In mostra fino al 7 giugno 2015  

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