Keramikòs di Linda Bernardi


di Monica Baldi

                                          "Estetica", tecnica paper clay
                                    
Keramikos, semplicemente ceramica in greco. E’ un viaggio, dall’epoca classica ellenistica fino ad arrivare al raku giapponese, la mostra che ci presenta la ceramista Linda Bernardi, francese di nascita ma reggiana di adozione. Piccoli vasi bianchi dalle forme che per tanti aspetti ci ricordano le antiche anfore greche, quelle forme dette Krater, la forma tipica del vaso greco dai manici arrotondati. Vasi bianchi, abbiamo detto, o solo con qualche inserto di colore qua e là, ed ecco appunto il termine keramos, cioè argilla, quell’argilla bianca tipica della Grecia che veniva fatta essiccare rigorosamente all’ombra. Oggi queste opere le definiamo opere d’arte ma facciamo un passo indietro, agli albori quasi della storia della ceramica. Un tempo, infatti, le ceramiche non erano oggetto di ornamento bensì avevano un preciso utilizzo, nascono da necessità di uso domestico. Tazze, piatti o appunto crateri o anfore utilizzati per mescolare l’acqua e il vino durante i simposi.

                                    Lampade "Efeso", "Mileto", "Elea", tecnica raku

L'ampia gamma delle forme nei vasi , l'eleganza e la raffinatezza si spiegano considerando i costumi, gli ideali e l'anima del popolo greco. Nelle opere della Bernardi si nota anche un’eco dei vasi primitivi greci, quelli caratterizzati dalle forme geometriche su uno sfondo chiaro, quei toni del bianco o del grigio. L’argilla quindi la ceramica, quella materia viva, grezza che si modella dopo la cottura ad altissime temperature (da 900 a oltre i 1000°) è la materia che ha accomunato e affascinato tanti popoli. Dalla ceramica alla filosofia e viceversa si può quasi dire. Il concetto dello stare insieme, il rito del banchetto e del simposio per gli antichi greci fino ad arrivare al XVI secolo dopo Cristo, in Giappone, con la nascita della ceramica raku. Il rito del thè, filosofia zen e ceramica, questi i tre elementi principali a cui ruota intorno la nascita del raku. In Giappone il ceramista Chojiro inizia a creare degli oggetti in ceramica che, come per i Greci, dovevano essere utilizzati come tazze, ciotole proprio per il rito del thè, tipico della tradizione orientale. La tecnica del raku è strettamente legata a questa cerimonia ed ogni oggetto è il risultato di una successione di eventi che creano un vero e proprio rituale. Le opere in raku di Linda Bernardi sono piccole ciotole, dai colori forti e decisi con qualche luce di oro e argento, quasi come per impreziosire questi piccoli manufatti.

                                    "Simposio", tecnica raku

E poi ben evidente la caratteristica principale delle opere in raku, quella piccola “screpolatura”, il craquelè, che ne fa un’opera unica. La mostra prosegue, prosegue il viaggio tra la storia della ceramica, dalle tecniche antiche all’ultima nata, la paper clay dove l’argilla incontra la cellulosa per creare un effetto mai avuto prima. Dalla ceramica alla carta, questa è stata in un certo senso l’evoluzione dei contenitori con il passare del tempo. E con questa poetica l’artista ha cercato di creare i suoi nuovi oggetti del terzo millennio. Dall’antichità alla contemporaneità, una fusione di materiali e di forme. Così i nostri avi utilizzavano le ceramiche come recipienti e così noi oggi utilizziamo il cartone. Ecco da qui la fusione tra antico e moderno, tra ceramica e carta per creare oggetti d’arredo bianchi come la carta e bianchi come la tipica argilla greca. Ed ecco la paper clay.
Argilla, fuoco, quindi ceramica, la grande protagonista della mostra. Da qui la nostra mente ci porta alla filosofia greca, all’archè di Eraclito, secondo cui il fuoco condensandosi diventa aria quindi acqua e poi terra per cui tutto ha origine e fine nel fuoco.

 






A sinistra
"Broccato", tecnica paper clay

In basso
"Penelope"
tecnica paper clay

Commenti

Post popolari in questo blog

FRANCO FAJETI. UNA REGGIO TRA SOGNO E REALTA’.

Libri e foto - Sognando dietro il mare

Fabrizio Bussotti. La sua arte dall’Espressionismo astratto al Bauhaus