LE ANIME DEL MARE. LA PITTURA DELLA REGGIANA PAOLA BONACINI



Il mare con la sua vastità e il suo senso di libertà è stato, fin dal passato, oggetto di ispirazione per molti artisti, da pittori a scrittori. E così è per l’artista reggiana Paola Bonacini. Il mare è sinonimo in questo caso dei suoi stati d’animo più reconditi, più nascosti o talvolta anche quelli più trasparenti ed evidenti. Ogni quadro è come se ci parlasse della stessa artista. In quel mare, in quelle onde o in quelle vele a volte appena accennate sulla tela o a volte ben evidenti, l’artista è come se si mettesse a nudo e volesse comunicare il suo stato d’animo di quel preciso istante. Sensazioni ed emozioni in continuo contrasto. Ecco perché il continuo alternarsi della quiete e della tempesta del mare, l’alternarsi delle sue emozioni, dall’inquietudine ad una pace interiore. Come afferma lei stessa “I miei quadri sono le mie emozioni, è la lotta della mia vita. E così in quella vela vi è rappresentata tutta me stessa.”


In un primo momento le vele sono cariche di colore, molto forti e intense poi via via si fanno più leggere, quasi trasparenti, quasi come una grande leggerezza dell’anima. Dal soggetto al colore e viceversa. Dai toni freddi, quasi glaciali del mare in tempesta ai colori caldi del giallo, dell’arancio e del rosso. I colori di un tramonto, di un cielo limpido contrassegnato solo dal chiarore del sole, del mare che sembra congiungersi con il cielo in un unico orizzonte. Tutto ci riconduce sempre all’ambiente marino “io adoro il mare e tutte le sue sfaccettature e addirittura voglio viverlo pienamente fino nella sua profondità come un subacqueo.” Poche scogliere, probabilmente vele o velieri non vicino a riva ma al largo, immersi nella loro solitudine, soli con il mare. Una figura che ci può ricondurre al romanzo di Hemingway dove il mare è protagonista assoluto. Quella solitudine del protagonista in “Il Vecchio e il mare” nelle acque di Cuba alla ricerca di qualcosa, così i quadri di Paola Bonacini sembrano essere la metafora di una ricerca interiore dell’anima che trova attraverso gli scorci marittimi.


E l’artista ricerca una continuità anche tra soggetto e tecnica. Ricerca, aggiunge per realizzare un’opera sempre più veritiera, ecco come esce l’opera “Duna” dove in primo piano troviamo un’immensa duna di sabbia, sabbia vera del deserto del Sahara, materia viva che dona all’opera un effetto di iperrealismo. Ma senza dimenticare mai il mare con il suo orizzonte netto e definito, quel mare che culla tra le onde qualche vela vista solo in trasparenza. Poi ad un tratto un cambiamento radicale sia di tecnica che di soggetto. E qui si rivede un ritorno al suo passato, alla sua professione di architetto. Da un vecchio legno di recupero nasce l’opera “Santiago”, un omaggio alle Vele di Calatrava costruiti recentemente a Reggio Emilia. Il gesso bianco, con cui ha disegnato lo scorcio del Ponte, spicca su una tavola di legno grigia, si nota la granulosità del legno, l’opera è materica, realistica.


“Per anni il mio lavoro di architetto è stato strettamente legato a ristrutturazioni d’interni legati ad antichi palazzi e dimore, - racconta – soprattutto mi occupavo della scelta dei materiali e della ricerca delle essenze del legno.” Ecco come ritorna l’uso dei materiali e delle tecniche, dall’alchilico e olio su tela per le marine, l’artista cambia rotta e decide di passare alla porosità e granulosità di un elemento vivo quale è il legno.


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