“Ho
64.000 negativi, ecco il mio archivio!” Mi sembra eloquente iniziare con questa
frase un articolo sul grande fotografo reggiano Vasco Ascolini. Si parla così
di fotografia d’autore. Che cosa è la fotografia d’autore? E’ il percorso che
il fotografo fa filtrandolo con la propria personalità e sensibilità. “C’è una
storia dietro ad ogni immagine, – racconta Ascolini – nulla è lasciato al
caso.”
Ma
quali sono le storie che stanno dietro alle sue immagini? Partiamo dai d’apres.
Ascolini fa un viaggio a Parigi dove rimane affascinato da un cartellone che
pubblicizza una mostra di Delacroix, “così decisi di realizzare un lavoro su
questo pittore romantico dell'800.” L’anatomia di Delacroix. Fotografie
rigorosamente in bianco e nero che ci mostrano scatti fatti al Museo Archeologico di Atene e a Bologna. Per poi passare a Giacometti e la sua arte dei volti e delle
gabbie.
Ed infine i d’apres del pittore francese Redon. Racconta l’artista
“Redon amava molto la letteratura, le sue grafiche e le sue incisioni sono
legate allo scrittore Edgar Allan Poe e ad altri scrittori del genere horror.
Ma Redon è stato soprattutto precursore del simbolismo.” E qui una serie di
immagini dedicate a questo artista, “perché – come dice Ascolini – in arte è
stato già fatto tutto ma noi possiamo prendere un’idea e rileggerla con la
nostra sensibilità e personalità.”
E poi gli scatti del teatro degli anni ’70.
Attori in scena dove oltre ai movimenti sinuosi della danza notiamo i
particolari. Mai un intero corpo di un attore ma un braccio, un gamba o il
volto il più delle volte coperto da una maschera. Come la figura
dell’Onnagata, la figura femminile della donna geisha ma interpretata da un
uomo. Quindi il trucco: da uomo a donna. E qui viene fuori la filosofia
orientale dello yin e yang: una foto, un particolare dell’occhio, due fori
neri, l’ambiguità della maschera, il volto di uomo e il volto di donna.
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