Fotografie ma non troppo...
Eccomi di nuovo su questo blog! Questa volta per parlarvi di una mostra nella mia Galleria che è davvero qualcosa di particolare.
Giuseppe Bigliardi questo il nome dell'artista, che vive e lavora a Parma, durante i suoi viaggi in giro per il mondo ha scattato foto davvero interessanti ma poi non le ripropone su semplice carta fotografica bensì su dei pannelli realizzati con truciolato di legno o materiale di recupero. Questa la particolarità di queste foto davvero artistiche e di grandi dimensioni.
Artista
emergente nel ricco panorama della fotografia artistica, Giuseppe Bigliardi
inizia il suo percorso fotografico come tanti giovani amatori, scattando su
pellicola, poi sviluppando e stampando per conto suo, metà fuori e metà dentro
il fascino della camera oscura. Ma i tempi sempre più rapidi imposti dal
mercato delle immagini, lo portano ad usare le tecnologie digitali, a
comprendere e sfruttarne le possibilità, verso un’ immagine sempre più
immateriale, proteiforme, staccata dalla fisicità delle cose.
A
metà strada tra una certa urban art e pop art, ammirando i suoi lavori si ha
come l’impressione di compiere un viaggio intorno al mondo da New York al Messico
per arrivare a Lisbona o nel lontano West.
Il
colore è il tratto fondamentale che caratterizza alcuni angoli del pannello
fotografico: si passa dai toni caldi del giallo e arancione per rappresentare
muri e strade messicane alle mille luci di una New York notturna. Passando per
“Museum”, sagome nere su uno sfondo azzurro che con ogni probabilità si trovano
a condividere lo stesso luogo di cultura. Per poi giungere ad una Statua della
Libertà molto Pop, reinterpretata dall’artista, la sua cifra stilistica
costante, il monumento sembra abbandonare la sua rigida struttura per lasciarsi
andare agli intrecci del legno.
Ma
interessante è il materiale su cui sono realizzate queste immagini, perché non
si tratta di semplice carta fotografica bensì di materiale di recupero trovato,
la cui grana dialoga con l’ immaterialità dell’ immagine digitale. Materialità
è il fil rouge che lega tutte queste opere.
Il
truciolo di legno è intrecciato per trame che suggeriscono nuove prospettive.
Muri
di case o lampioni di strade si intrecciano perfettamente grazie al dialogo con
la materia lignea che suggerisce una certa tridimensionalità allo sguardo di
chi osserva.
Si
notano nelle opere fili elettrici che si annodano ad un palo di
elettrificazione tracciare linee prospettiche, passando ai muri delle
abitazioni messicani che danno come l’impressione di essere proprio fatti di
legno, materia ormai consumata dal tempo.
Allestire il supporto di una fotografia con questo
gesto lento, artigianale, è quasi l’ opposto del gesto automatico dell’
inquadrare. L’artista crea una trama di materiali eterogenei e rovinati dal
tempo: è la rete che connette, è metafora del pensare e collegare sensazioni e
immagini.
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