L’antica Roma nelle sculture di Agostino Salsedo.
Trovarsi davanti
alle sculture dell’artista Agostino Salsedo è un po’ come fare un viaggio
nell’antica Roma. La ceramica incontra il legno e insieme danno vita a sculture
che rappresentano i volti delle antiche donne romane. Dalla matrona Cornelia
all’imperatrice Giustina, l’artista ha voluto ripercorrere la storia attraverso
queste sculture realizzate quasi interamente in ceramica. Domizia, Fabia,
Cassia per arrivare al Dio del vino e della vendemmia, Bacco, si fa un tuffo
nel passato, l’artista infatti afferma “per realizzare le mie opere sono
partito dalla storia che è una mia grande passione, mi sono documentato molto
per arrivare a creare questi volti.” Donne Etrusche, Romane, Pompeiane forse
non vi erano delle grandi differenze nei loro lineamenti, invece ciò che balza
subito all’occhio è la grande differenza e particolarità delle loro
acconciature. Ebbene sì, l’artista concentra la sua attenzione proprio sulle
pettinature e acconciature delle donne dell’epoca e così plasma la terracotta
riuscendo a ricreare trecce e chignon.
Imperatrici o
antiche matrone solitamente rivivono attraverso mezzi busti marmorei, Salsedo
invece ci propone quegli stessi volti rivisitati in una versione in ceramica,
materia tuttavia non sconosciuta agli antichi romani ed etruschi che già la
utilizzavano nel VIII secolo a.C. L’interpretazione di Salsedo è del tutto
particolare, i suoi volti sono caratterizzati dal craquelè, effetto tipico
della ceramica e soprattutto di quella antica tecnica giapponese che è il Raku.
L’artista, nato in Tunisia, ma approdato poi in Romagna, come tutti i faentini
ha la ceramica nel sangue, e proprio a Faenza frequenterà l’Istituto d’Arte
Ballardini. Nella sua tecnica e nei suoi tratti sono ben riconoscibili i segni
dei suoi Maestri ceramisti quali Carlo Zauli o Angelo Biancini.
L’artista crea
un connubio perfetto tra materiali, la ceramica incontra il legno utilizzato
come basamento per le sculture, il legno che non è altro che la parte centrale
dei tronchi che assume una forma quadrata. Gli elementi naturali quindi che si
uniscono, legno, argilla e terracotta. Ma altra particolarità sono le forme
tondeggianti dei volti, gli antichi scultori ci hanno abituato a figure
longilinee e volti magri, invece Salsedo ci presenta forme che ci portano
subito a pensare a quelle ampie e morbide di Botero. Oltre all’arte antica
etrusco-romana, Salsedo trae ispirazione dal Rinascimento italiano, in
particolare nei soggetti sacri e profani che rimandano all’arte dei Della
Robbia. I putti musicanti nelle pose scanzonate e “dionisiache” ci ricordano
gli angeli di Luca Della Robbia e di Donatello realizzati per il Duomo di
Firenze. L’artista, tuttavia, rompe volutamente i canoni troppo classici per
un’interpretazione più moderna e disinvolta, tra il divertito e l’ironico,
stravolgendo la loro fisionomia. E’ proprio questo modo di plasmare i volti che
accomuna i ritratti ispirati alle dame etrusco-romane, ai putti e alle Madonne
di rinascimentale memoria.
Un viaggio tra
storia e ricordi insomma quello che si fa osservando le sculture di Agostino
Salsedo, un viaggio tra la ceramica di ieri e di oggi.
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