Impressionnisme aujourd'hui - Carlo Mezzi
Paesaggi, marine, campi fioriti, giardini, la
pittura di Carlo Mezzi mette in grande risalto la forza della natura. Carlo
Mezzi, artista parmigiano, classe 1938, dal momento stesso in cui ha iniziato a
dipingere ha sempre seguito un’unica corrente, quella impressionista, quella
corrente che sebbene non sia nata in un luogo preciso, la sua esistenza è
impensabile senza il contesto della cultura francese. La nostra mente ci porta
indietro nel tempo, tra il 1800 e il 1900 quando Monet, Manet, Degas, Renoir si
ritrovavano nei loro atelier, nei caffè o proprio nella campagna francese dove
dipingevano dal vivo i paesaggi della Provenza o del Nord della Francia. Dal
vivo sì, perché dipingevano en plein air, ispirandosi ai paesaggisti della
scuola di Barbizon. E così Carlo Mezzi segue fedelmente questi grandi artisti
del passato, è lui stesso a raccontare “quando giro per le colline di Parma o
quando viaggio, a volte vedo degli scorci o delle vedute che mi ispirano in
modo particolare, così mi fermo e inizio a fare degli schizzi sulla tela, bozze
che poi finirò nel mio atelier.” Attimo e immediatezza sono le parole chiave
del dipingere en plein air, disegnare quello che in quel momento ha colpito la
tua attenzione. E a ricoprire un ruolo principale è la luce, mai la luce
artificiale degli atelier bensì la luce solare del giorno, l’artista infatti
resta per intere giornate su quel luogo per seguire il cambiamento della luce
dall’alba al tramonto o per seguire i movimenti naturali delle onde del mare.
Dalla Liguria alla Provenza alla Normandia fino al
suo luogo natio, le colline di Parma, questi sono i luoghi prediletti
dall’artista che li reinterpreta a suo modo, un’interpretazione che sconfina
nella tranquillità del chiarismo. Quei luoghi che riportano a dipinti come le
marine di Courbet o Il Giardino di Giverny di Monet, che tra tutti gli
esponenti forse è proprio il pittore a cui Mezzi si ispira maggiormente. Ma
anche i paesaggi della Normandia, meta di grande attrazione per i pittori del
Cafe Guerbois, cioè gli esponenti del gruppo di Batignoles. Quegli scorci del
mare d’inverno o la famosa “Passeggiata sulla scogliera a Pourville” raccontata
da Monet sono proprio ambientati qui in Normandia. Sarà l’artista a dire “in
questo mondo così frenetico e caotico, voglio fornire un senso di pace e
serenità attraverso i miei dipinti.” E credo che l’intento dell’artista sia
perfettamente riuscito: giardini dai colori vivaci, campi di lavanda o le onde
che si infrangono contro la scogliera ma sempre con quei toni chiari, che ci riportano
al chiarismo dei primi anni del ‘900. Mai un colore fuori posto o una nota
stonata nei suoi dipinti, i suoi colori ad olio si intrecciano perfettamente
l’un l’altro proprio per creare una certa sensazione di armonia, ma il colore
si sovrappone. Strati e strati di colore per creare quell’effetto di matericità
di gran moda tra gli artisti contemporanei, perché è vero che Mezzi si rifà ad
una pittura del passato ma realizzata in chiave estremamente moderna.
E come insegna
la scuola impressionista, è assolutamente rifiutato l’uso del nero anche solo
per la definizione delle ombre, sono i colori vivi e accesi che l’artista
predilige, i suoi rossi, gialli, verdi, blu oltremare fino al viola, una scelta
cromatica che lui stesso definisce “vibrante”. E a questo punto è impossibile
non citare la famosa frase che Van Gogh disse una volta arrivato ad Arles “La
tavolozza di oggi è assolutamente colorata: celeste, arancione, rosa, giallo
vivissimo, verde chiaro, violetto. Ma, pur giocando con tutti questi colori, si
finisce con il creare la calma, l’armonia.” Colori quindi che suscitano
emozioni e sensazioni, l’artista dice “dentro ad ogni dipinto cerco il mio
sentimento.” E il critico francese Jules Castagnary, accettando il neologismo
di impressionisti scrive che “questi pittori sono impressionisti nella misura
in cui non rappresentano tanto il paesaggio quanto la sensazione in loro
evocata dal paesaggio stesso.” Tanti punti di contatto, quindi, con la corrente
francese, ma la grande differenza è la presenza della figura umana. Gli
impressionisti abbondano di figure, dai canottieri in festa, alle sale da ballo
affollate, agli avventori dei caffè intenti a bere assenzio fino ai ritratti
dell’alta borghesia dell’epoca. Ciò che, invece, balza subito all’occhio nei suoi
dipinti è quasi l’assenza totale della figura umana o anche se c’è non è mai in
primo piano, non è mai la protagonista. La figura si intravede, è come nascosta
dalla natura che con tutta la sua forza emerge sull’uomo.
Un
viaggio, insomma, tra la Normandia e la Provenza fino a Portofino e alle
colline di Parma per non dimenticare la propria terra natale, in un concerto di
colori dell’estate e dell’autunno.
Commenti
Posta un commento