Fabrizio Bussotti. La sua arte dall’Espressionismo astratto al Bauhaus



Primi decenni del ‘900. Nasce quella corrente che prende il nome di Espressionismo astratto, la libera espressione dell’arte dove sono sostanzialmente i colori a giocare il ruolo principale. Forme, linee e colori che si intrecciano perfettamente sulla tela, questa è l’arte dell’artista fiorentino Fabrizio Bussotti. Pittore estremamente contemporaneo, nei suoi dipinti si intravede un certo astrattismo della prima metà del ‘900 fino ad arrivare al concetto di spazialismo teorizzato da Lucio Fontana e Mario Deluigi. Nelle opere di Bussotti si nota perfettamente un nuovo rapporto tra luce, spazio e tela. Fil rouge di tutte le sue opere si può affermare che sia il trionfo del colore, si passa dai toni più cupi che caratterizzavano le sue prime creazioni fino ai colori più decisi e intensi degli ultimi dipinti. Come molti artisti, anche Bussotti ha iniziato con un’arte più figurativa ma già con una certa attenzione verso l’astrattismo, le prime opere dove l’artista intende raffigurare paesaggi naturali come i boschi presentano toni cupi, i colori tipici della terra e della natura come il marrone o il terra di siena poi, rimanendo sempre concentrato sui paesaggi, la sua pittura è diventata sempre più astratta e con toni molto più chiari, addirittura in alcuni casi quasi eterei o evanescenti.


Dal figurativismo all’astrattismo e qua l’artista inizia a giocare non solo con i colori ma anche con la materia, quella matericità tipica della pittura contemporanea. Così dopo una lunga riflessione e ricerca, l’artista inizia ad unire tra loro stucchi, sabbia, olio, acrilici, acidi e acquerelli e disporli sulla tela. Il risultato che ne esce è una materia ruvida e grezza, una materia che si tocca con mano, quella materia che caratterizza quei paesaggi che nel frattempo sono diventati assolutamente astratti, paesaggi che sono solo un gioco di colore e materia. Anche le dimensioni delle tele variano, dalla tela grande dove i colori sono schizzati sopra quasi a ricordare un’installazione del giapponese Shimamoto anch’egli vicino alla corrente spazialista, fino ad arrivare ad una dimensione più piccola della tela che presenta quasi un monocolore. L’artista sceglie quei rossi che ci riportano a Burri o colori decisi che ci riconducono a quelle tele di Kandinsky, artista ossessionato dal colore. Ed era proprio l’artista russo che diceva “il colore è un mezzo per esercitare sull’anima un’influenza diretta. Il colore è un tasto, l’occhio il martelletto che lo colpisce, l’anima lo strumento dalle mille corde.” E questo probabilmente è anche il pensiero di Bussotti che afferma “Per me la pittura è un dialogo con me stesso. Attraverso la pittura ripercorro i miei ricordi, sostanzialmente dipingere per me è una confessione nei confronti di me stesso.”


Dai boschi ad altri elementi naturali come il mare e il cielo dipinti in un dittico che sembra quasi una fotografia astratta e da qua si inizia ad intravedere la tridimensionalità delle sue opere. Dalla tela alla pura materia, blocchi di colore, quei blocchi che in pittura ci ricordano Mark Rothko. Ma per Bussotti non è più pittura, qui si sconfina nell’installazione. Poliuretano, corde, colori, insomma elementi vari che si uniscono per dare forma a delle piccole sculture dalla tecnica mista. Quindi dall’espressionismo astratto, con queste sculture arriviamo in pieno clima Bauhaus. Sono gli anni ’30 quando gli artisti sentono una nuova necessità di rinnovamento dell’arte e sarà proprio il Bauhaus a dare inizio ad un movimento d’innovazione. Questa è la mostra di Fabrizio Bussotti, dall’espressionismo astratto al Bauhaus, un viaggio tra le correnti artistiche dei primi anni del secolo scorso.




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