Reggio tra sogno e realtà. Ebbene si nelle opere dell’artista reggiano Franco Fajeti ci ritroviamo a passeggiare per le strade del centro storico di Reggio Emilia ma sicuramente non ritroviamo edifici o strade così come nella realtà. Come scrive lo stesso artista “Questo è un luogo dove tutto appare travisato, come ad impedirne la riconoscibilità.” I vicoli stretti, le chiese, le piazze che immaginiamo gremite di gente che si reca al mercato, per noi che abbiamo da sempre abitato in città sono quadri che fanno suscitare antiche memorie o ricordi. Uno scorcio di Piazza Fontanesi attraversando Via della Croce Bianca con i tavolini dei bar all’aperto per arrivare a Piazza San Prospero dove si intravedono i tendoni delle bancarelle del mercato e la Chiesa sullo sfondo che fa da padrona fino a giungere alla Porta di Via Roma dove in primo piano vediamo una vecchia insegna di un ristorante. E poi le mille Chiese che con i loro campanili sovrastano l’intera città e da quasi ogni angolo ...
Il 14 febbraio 1992 moriva Luigi Ghirri. Indubbiamente uno dei più grandi fotografi del XX secolo. Da amante quale io sono della Riviera Romagnola non potevo non pubblicare e quindi così ricordare il grande Maestro attraverso un paio di scatti significativi di quello che fu il suo primo periodo fotografico. Luigi Ghirri, come lui stesso più volte ha affermato, iniziò a fotografare negli anni '70 mentre era in vacanza al mare sulla Riviera Adriatica. Poche le persone presenti nelle sue fotografie, quello che più lo colpiva era il paesaggio, dagli ombrelloni ai giochi dei bambini. Meglio se la spiaggia in quel momento era vuota, deserta. Attraverso le sue immagini si può immaginare e sognare. "Cerco un punto di vista sul mondo esterno e una visione su un mondo più nascosto, interiore, di attenzione, di memorie spesso trascurate..."
di Monica Baldi “ Ad un tratto mi sono fermato. – Racconta l’artista – Ho avvertito la necessità di fermarmi a riflettere, guardare, osservare appunto. Insomma contemplare il silenzio.” Proprio da questa contemplazione, Ivo Mora inizia la sua ricerca artistica dove l’insieme e il particolare hanno lo stesso peso. Mora punta il suo “obiettivo”, cioè il suo occhio, soprattutto sui dettagli e non di secondaria importanza gli effetti che la luce può creare su questi. Perché l’occhio come obiettivo? In effetti se si guardano attentamente i quadri dell’artista potrebbero quasi sembrare delle fotografie, così ricchi di particolari e con una ricerca accurata delle luci e delle ombre. Sabbia, colla, pigmenti, acqua donano all’opera un effetto quasi reale. Una dimensione tattile, sembra di toccare veramente il muschio nei boschi o giocare, come in un sogno fanciullesco, con la sabbia che finisce nel mare. Dalla tecnica al soggetto e viceversa, l’artista vuole proporre una ...
Commenti
Posta un commento