Atmosfere Sospese. La fotografia di Ivano Bolondi
Palazzo Magnani - Reggio Emilia
23 febbraio - 21 aprile 2013
Un viaggio di migliaia di miglia
comincia con un solo passo. Inizia proprio con questa frase la personale del
grande fotografo reggiano Ivano Bolondi a Palazzo Magnani. Un viaggio che tocca
da Nord a Sud e da Est a Ovest tutto il mondo: dalla Birmania al Giappone,
dagli Stati Uniti alla Cina, dalla Norvegia all’Africa, passando però
costantemente dalla sua nativa Montecchio Emilia. Un percorso fotografico
quello di Bolondi che inizia negli anni ’70 e prosegue fino ad oggi: in 180
scatti esposti si possono ammirare i cambiamenti che il fotografo ha fatto
nell’arco della sua carriera. Inizialmente appartiene a un circolo cinefotografico dove
muove i primi passi guardando con entusiasmo ad un pilastro portante dell’arte
fotografica come Henry Cartier Bresson, presto però si accosta con maggiore
interesse al suo conterraneo Luigi Ghirri, di cui coglie le proposte innovative
del linguaggio fotografico italiano. Da Ghirri riesce a ricavare l’idea che la
fotografia è un’operazione concettuale non destinata a proporre solo immagini
descrittive della realtà ma a fornire strumenti interpretativi capaci di
sollecitare pensieri ed emozioni nell’osservatore. “Cosi si è espressa una
giovane dopo aver visto l’esposizione delle opere. – racconta lo stesso Bolondi
- Le cose importanti della vita sono
quelle che lasciano il segno. Arrivano cosi, senza avvertire, inaspettate, con
semplicità. Sono quelle che ti attraversano l’anima e ti arrivano dritte al
cuore. Rimangono li, per sempre, perché inspiegabilmente le senti tue, sono
tue. Un sorriso, un abbraccio, una musica, un’immagine. Cosi, per me, le foto
di Bolondi, sono state oggi, e da sempre,
un viaggio attraverso l’anima…”

Ammirando gli scatti esposti
sembra un po’ di stare facendo il giro del mondo in poche ore, ma la bellezza è
la varietà delle tecniche utilizzate da Bolondi: si passa dalla foto
rappresentativa che indaga la realtà di alcuni popoli messicani, asiatici,
africani, si vedono le loro usanze, i loro usi e costumi fino alla
rappresentazione di alcuni paesaggi. Poi improvvisamente una dimensione
diversa, foto che paiono quadri, sembrano tele con pennellate di colore. Un
nuovo approccio fotografico alla realtà, infatti anziché sull’ambiente, inizia
a puntare l’obiettivo verso le immagini che si riflettono sulle superfici specchianti
e a usare lo sfocato, a seconda di ciò che mette in evidenza l’immagine è
sfocata o in primo piano o sullo sfondo. Quando si osservano per le prime volte
le sue foto sembra quasi che molte abbiano subito una rielaborazione a
computer, invece sfocature, ombre ed effetti sono solo frutto della sapiente capacità
di usare il mezzo fotografico.
Solo ultimamente Bolondi inizia a
modificare qualche fotografia con le tecnologie digitali ma senza mai alterare
il primo scatto, ritocca esclusivamente i valori cromatici con lo scopo di
evidenziare passaggi tematici.
Fine del percorso e ultima sala.
Gli audiovisivi. Atmosfere, sensazioni
ed emozioni vengono anche trasmesse dagli audiovisivi, che si avvalgono di
regia, fotografia, colonna sonora e drammaturgia, realizzati da
Bolondi con la collaborazione
della moglie Eugenia.
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